SIMBOLI RELIGIOSI DI GALLA PLACIDIA
IL BUON PASTORE
Nel mausoleo di Galla Placidia, eretto nella prima metà del V secolo, all'interno della lunetta che sovrasta l'ingresso è rappresentato il Buon Pastore, imberbe, vestito di una tunica dorata che si appoggia ad un'alta croce circondato dal suo gregge; è seduto e attorniato da sei pecorelle, tre per lato, che hanno lo sguardo posato su di lui ed una gli si avvicina per essere accarezzata. La scena è ambientata in un paesaggio di basse colline delineate sullo sfondo di alberelli e cespugli. La raffigurazione presenta molti simboli che indicano come il pastore possa essere considerato la personificazione di Cristo; la tunica dorata indica la sacralità e regalità della figura; la croce è il simbolo del sacrificio usata in luogo del vincastro; l'aureola è un alone luminoso che nella cultura cristiana indica santità. La scena può, quindi, essere intesa come un'allegoria: come il pastore guida le sue pecore, così Cristo accudisce e protegge i fedeli. Il mosaico pur essendo del periodo bizantino, manifesta decisi rapporti con la tradizione naturalistica dell'arte antica: la raffigurazione, infatti, è disposta su più piani (dimensione spaziale), l'ambientazione è chiaramente definita, sia le pecore che il pastore sono resi in maniera plastica, in atteggiamenti variati ed espressivi (dimensione temporale). Il cielo assume varie gradazioni di azzurro e tutta la rappresentazione presenta un'attenta cura dei particolari ed una notevole policromia. Il viso del pastore è rivolto a sinistra come la parte inferiore del corpo, il busto è invece girato dal lato opposto, così come i piedi che, incrociati, costituiscono la parte finale di una specie di avvitamento, conferendo movimento e dinamismo alla figura. Nonostante questi decisi rapporti con la tradizione romana sono evidenti elementi legati alla cultura cristiana: lo sguardo del pastore è perso, ieratico, non partecipa al gesto della sua mano e questo è indice di solennità divina e di trascendenza; puramente bizantini sono elementi di valore simbolico come la tunica dorata , l'aureola, la croce, non presenti nelle iconografie più antiche. Nella raffigurazione del Buon Pastore di Aquileia o di Via D'Azeglio a Ravenna, infatti, al posto di questi elementi sono presenti il vincastro e la siringa, componenti che si ricollegano alla rappresentazione classica del dio Pan. Altra caratteristica dell'arte bizantina, presente nell'immagine del Buon Pastore in Galla Placidia, è la simmetria: le pecore sono disposte tre per lato ed anche le foglie delle piante sono disposte in modo molto simmetrico (cfr. Il "Buon Pastore" di S.Apollinare in Classe). Lo sfondo non è dorato così come normalmente avviene nell'arte bizantina: il cielo, infatti, è colorato, ma, se osservato attentamente, rivela una linea immaginaria che divide il cielo terreno da quello spirituale.
CERVI ALLA FONTE
Due cervi vengono circondati dai tralci d'acanto che si formano dalle loro stesse corna. I due animali si avvicinano alla fonte dalla quale intendono abbeverarsi. La fonte è posta al centro della decorazione musiva in quanto costituisce l'elemento più importante della narrazione, sviluppata simmetricamente. Rispetto alla lunetta opposta, la pozza d'acqua è di forma leggermente più allungata e nessuno dei due cervi presenta la bocca semiaperta, come avveniva per il cervo di destra nel braccio orientale. Il verde colore dell'acanto sembra quasi risplendere sull'intenso blu del fondale grazie a lumeggiature color oro. Negli intradossi della finestra troviamo motivi fitomorfi.
L'acqua è allo stesso tempo simbolo di refrigerio e promessa di salvezza: essa porta i frutti della vita eterna, e viene data al momento del Battesimo; l'acqua è lo strumento con il quale si definisce il nuovo patto tra Dio e l'uomo. La scelta dei cervi rimanda al Salmo 41, 1-3: "Come i cervi anelano ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a Te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente". I cervi rappresentano le anime innamorate di Cristo le quali, in mezzo alle tentazioni e ai pericoli della vita, corrono a refrigerarsi alla fonte, dopo aver superato ogni ostacolo.
SIMBOLI EVANGELISTI
In realtà c'è un solo Vangelo, ma il lieto annuncio è giunto a noi redatto da quattro evangelisti. E' la SACRA QUADRIGA, il misterioso cocchio di Dio, condotto - secondo una visione del profeta Ezechiele, ripresa dall'Apocalisse - da quattro "esseri viventi" che avevano sembianza di uomo, di leone, di bove e di aquila.
Gli antichi autori cristiani applicarono agli evangelisti le simboliche sembianze della profezia, riconoscendo nel Vangelo il nuovo trono di Dio:
MATTEO
Fu simboleggiato nell'uomo alato (o angelo), perché il suo Vangelo inizia con l'annunciazione dell'Angelo Gabriele a Maria. E' uno degli apostoli.
Perché scrive: Presenta Gesù come il Figlio di Dio, il Messia atteso dal popolo ebraico.
A chi si rivolge: scrive per gli Ebrei diventati cristiani e spesso fa riferimento all'Antico Testamento che essi conoscevano già bene.
GIOVANNI
Fu simboleggiato nell'aquila, l'occhio che fissa il sole, perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Gesù-Dio: "In principio era il Verbo..." (Gv 1,1). Egli è l'apostolo prediletto da Gesù.
Perché scrive: scrive in modo diverso rispetto a Matteo, Marco e Luca perché vuole presentare Gesù soprattutto come il Figlio di Dio.
A chi si rivolge: si rivolge ai cristiani dell'Asia Minore che hanno raggiunto una fede salda e vogliono mettere in pratica il comandamento di Gesù
MARCO
Fu simboleggiato nel leone, perché il suo Vangelo comincia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto, dove c'erano anche bestie selvatiche. Non è discepolo diretto di Gesù, ma seguì l'apostolo Pietro di cui divenne il segretario.
Perché scrive: vuole mettere in evidenza che Gesù ha manifestato a poco a poco la sua divinità. Nel suo Vangelo non racconta la vita di Gesù, ma ne presenta la personalità.
A chi si rivolge: si rivolge ai pagani di Roma che non avevano mai sentito parlare di Gesù e tanto meno conoscevano la religione degli Ebrei.
LUCA
Fu simboleggiato nel bove, perché il suo Vangelo comincia con la visione di Zaccaria nel tempio, ove si sacrificavano animali come buoi e pecore.E' un medico, compagno di predicazione di Paolo.
Perché scrive: rappresenta Gesù come amico dei poveri e Salvatore degli uomini. Il Vangelo che scrive può considerarsi la biografia più vicina a Gesù.
A chi si rivolge: scrive per i pagani di cultura greca.