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GALLA PLACIDIA

Il mausoleo di Galla Placidia risalente alla prima metà del V secolo, dopo il 425, si trova a Ravenna, era in origine collegato alla basilica di Santa Croce, oggi scomparsa. Probabilmente era destinato ad ospitare la sepoltura di Galla Placidia, o forse tombe di martiri. Galla Placidia (386-452), sorella dell'imperatore Onorio, l'artefice del trasferimento della capitale dell'Impero Romano d'Occidente da Milano a Ravenna nel 402 d.C., fece costruire questo piccolo mausoleo a croce greca per sè intorno al 425-450; tuttavia non fu mai utilizzato in tal senso in quanto l'imperatrice, morta a Roma nel 450, fu seppellita in questa città. 

Esternamente l'edificio ha un paramento in semplice laterizio con la cupola nascosta da un tiburio a base quadrata, che si sopraeleva sulla copertura a tetto a due spioventi dei quattro bracci. Anche qui come in altri monumenti ravennati, la subsidenza ha abbassato la struttura originaria di 1,5 metri. Le poche decorazioni esterne sono la pigna posta sulla sommità, la cornice e le arcate cieche apparentemente prive dello zoccolo di base, che movimentano le pareti ad eccezione del braccio settentrionale lì dove si apre l'ingresso, e il fregio posto sopra il portale d'ingresso, raffigurante due felini che si affrontano ai lati di un cratere a volute, tra rami di vigna carichi di grappoli d'uva.

Pianta del mausoleo

Il piccolo edificio ha la pianta a croce latina, ma il braccio longitudinale si prolunga di poco oltre gli altri, e perciò se ne ricava una sensazione di centralitá, come se si trattasse di una croce greca. Il paramento murario in mattoni e la copertura con tetto a due spioventi sui bracci e a quattro sulla torre centrale gli conferiscono un aspetto dimesso. Le arcate sono scarsamente profonde e sono più alte che larghe, in modo da rendere l'edificio snello. I bracci all'interno sono coperti da volte a botte, al loro incrociarsi c'é una cupola non visibile da fuori perché coperto dal tiburio. La luce penetra da piccole aperture. L'ambiente è perció scarsamente illuminato, e, poichè le finestre sono chiuse da lastre di alabastro, la luce assume effetti irreali, soprattutto quando vengono colpite le parti dorate. I bracci e il corpo racchiudono le volte a botte interno.

La decorazione a mosaico del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna è della prima metà del V sec. e ricopre completamente, senza interruzione, le pareti e le volte. Lo spazio interno quindi è caratterizzato dalla luce, dal colore e dallo splendore dei mosaici.
Entrando si ha una sensazione particolare: è uno spazio strano, magico, irreale, come di sospensione. Si ha l'impressione di un'atmosfera notturna, a causa della gamma cromatica in cui prevale il blu, che è di una tonalità profonda, intensa e con una sua particolare luminosità.  Inoltre  il colore non è uniforme e piatto ma ha sfumature diverse (dovute alle tessere accostate tra loro con tonalità differenti) che creano una profondità indefinita. Su questo fondo blu si accendono tutti gli altri colori, che sono più chiari e sembrano come delle luci o delle “apparizioni”.
Oltre a questo c'è il luccichìo prodotto dagli innumerevoli riflessi delle tessere del mosaico, disposte con inclinazioni diverse apposta per creare questo effetto così suggestivo. Gli artisti che hanno realizzato questi mosaici volevano suggerire l'idea dell'al di là come un mondo assolutamente diverso, altro rispetto a quello reale, dove vive solo lo spirito. E' uno spazio tutto immaginato, fantastico. Tutti i soggetti rappresentati alludono all'al di là.


Cupola

Nella Cupola è raffigurato un cielo notturno con cerchi concentrici di stelle d'oro, rappresentazione simbolica dell'universo. Al centro c'è Dio, rappresentato simbolicamente dalla croce d'oro. Il digradare delle stelle, da più grandi nel bordo esterno della cupola pino alle più piccole, alla sommità, al tema dell'infinito in cui si identificano l'universo e Dio. Agli angoli, in corrispondenza dei 4 pennacchi è rappresentato il tetramorfo: l'iconografia sacra con i simboli dei quattro evangelisti. Il toro, l'aquila, il leone e l'uomo (rappresentato con le ali) sono figure simboliche che l'iconografia cristiana ha derivato da quella mitologica orientale. San Marco inizia il suo racconto parlando del leone. San Luca indica il bue come simbolo del sacrificio. San Giovanni indica con l'aquila l'importanza della contemplazione e il dominio del cielo. San Matteo si associa alla figura dell'uomo perchè pone in rilievo la dimensione umana di Cristo.

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Volte a botte

Sono decorate con rosoni dai colori chiari che sembrano galleggiare sul sfondo blu di tonalità diverse e profonde.
I motivi floreali e stellati sono elementi di geometrici astratti e di derivazione orientale.
In fondo alla volta un arco a tutto sesto , anch'esso rivestito di mosaici. Figurano nell'intradosso eleganti motivi di festoni con frutta e fiori che escono dai due cesti di giunchi in corrispondenza delle imposte e si incontrano alla sommità dell'arco, dove campeggia una croce gemmata.  Tra fronde rigogliose compaiono mele, uva e melagrane.


Lunette con gli apostoli
Le lunette del tamburo ospitano i mosaici don le immagini degli apostoli, disposti in coppie. Sono rappresentati come senatori romani, vestiti con toghe bianche e in atteggiamenti  da oratori. In particolare si riconosce San Pietro, con la barba bianca e la chiave in mano. Ai piedi di ogni coppia di santi figura un vaso o una fontana a cui si avvicinano due colombe per bere. La scena simboleggia le anime alla ricerca della pace eterna e si dissetano alla fonte della salvezza divina.


Lunetta di S. Lorenzo

Di fronte a quella del Buon Pastore, in fondo al braccio opposto all'entrata, si trova la Lunetta di San Lorenzo. La scena risulta divisa in tre parti: un armadio con i libri degli Evangelisti, una graticola con le rotelle, avvolta dalle fiamme ed un personaggio maschile. Guardando la lunetta dalla porta d'ingresso del mausoleo, troviamo a destra un personaggio maschile nimbato che reca, nella mano destra, una lunga croce che poggia sulla spalla e, nella sinistra, un libro aperto. Il personaggio, barbato, vestito di tunica e pallio a tinte chiare (bianco e grigio) ed in sandali, procede verso il centro della scena dove, esattamente sotto la finestra, i cui intradossi sono decorati da motivi fitomorfi. Sull'estrema sinistra è, invece, rappresentato un armadietto aperto, entro il quale sono dei libri, ben riconoscibili come quelli degli Evangelisti perché segnalati dai loro nomi. L'armadietto assomiglia quasi ad un piccolo tempietto pagano con il timpano, e presenta una ricca decorazione color oro e rosso.

 

Lunette dei cervi

Nei bracci del transetto le Lunette dei cervi hanno un significato simbolico, rinviano al Salmo in cui l'anima che desidera raggiungere Dio è paragonata al cervo che cerca la fonte per dissetarsi. Le finestre a feritoia, strette e lunghe hanno una forma già tipicamente medievale. Saranno molto frequenti nei castelli ma anche nelle chiese romaniche. Nascono da esigenze sia estetiche, sia, soprattutto, funzionali, per esigenze difensive e strutturali. Prima del medioevo le troviamo nelle civiltà mediorientali del III Millennio a. C. Sopra l'ingresso si trova la Lunetta del Buon Pastore, uno dei più famosi capolavori del mosaico bizantino di Ravenna, che merita un'analisi a parte.

Il Buon Pastore                                                                      

Nel mausoleo di Galla Placidia, eretto nella prima metà del V secolo, all'interno della lunetta che sovrasta l'ingresso è rappresentato il Buon Pastore, imberbe, vestito di una tunica dorata che si appoggia ad un'alta croce circondato dal suo gregge; è seduto e attorniato da sei pecorelle, tre per lato, che hanno lo sguardo posato su di lui ed una gli si avvicina per essere accarezzata. La scena è ambientata in un paesaggio di basse colline delineate sullo sfondo di alberelli e cespugli. La raffigurazione presenta molti simboli che indicano come il pastore possa essere considerato la personificazione di Cristo; la tunica dorata indica la sacralità e regalità della figura; la croce è il simbolo del sacrificio usata in luogo del vincastro; l'aureola è un alone luminoso che nella cultura cristiana indica santità. La scena può, quindi, essere intesa come un'allegoria: come il pastore guida le sue pecore, così Cristo accudisce e protegge i fedeli. Il mosaico pur essendo del periodo bizantino, manifesta decisi rapporti con la tradizione naturalistica dell'arte antica: la raffigurazione,infatti, è disposta su più piani (dimensione spaziale), l'ambientazione è chiaramente definita, sia le pecore che il pastore sono resi in maniera plastica, in atteggiamenti variati ed espressivi (dimensione temporale). Il cielo assume varie gradazioni di azzurro e tutta la rappresentazione presenta un'attenta cura dei particolari ed una notevole policromia. Il viso del pastore è rivolto a sinistra come la parte inferiore del corpo, il busto è invece girato dal lato opposto, così come i piedi che, incrociati, costituiscono la parte finale di una specie di avvitamento, conferendo movimento e dinamismo alla figura. Nonostante questi decisi rapporti con la tradizione romana sono evidenti elementi legati alla cultura cristiana: lo sguardo del pastore è perso, ieratico, non partecipa al gesto della sua mano e questo è indice di solennità divina e di trascendenza; puramente bizantini sono elementi di valore simbolico come la tunica dorata , l'aureola, la croce, non presenti nelle iconografie più antiche

Galla Placidia -
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